come gestire un sito internet personale e chiuso
saggio breve
Anni di chiusure e riaperture frenetiche, ma quest' ultima deciso, deciso.
Muori, lato pubblico ingrato.
Ero solo e volevo tornasse qualcosa. Quando dai siti non nasceva soddisfazione,
chiudevo.
Mi immaginavo come Sting che guarda dalla spiaggia della sua
isola deserta e non vede nessuno, e lancia una bottiglia in mare con dentro
il celebre messaggio. Così ho chiamato il mio sito Abottle, la
prima copertina era questa.
Poi l'ho chiuso.
periodo di pausa, poi... le cose da dire spingono, la vetrina è
facile e gratis e ne apro un altro, con una diversa ispirazione. Senza
grafica, solo cose da dire, e quindi testo nero e qualche disegno (ero
obiettore di coscienza, lui si chiamava Oito-ito). Successe che mia nonna
Maria mi parlò dei suoi fratelli morti, mi disse una frase che
non volevo andasse persa, e quella fu la scusa per aprire "a térra".
Significava UMILMENTE quello, morti nella terra. senso di leggerezza.
Poi ho iniziato a fare la spola parma-roma. Tornato a casa, volevo solo
passeggiare per le colline dietro casa mia, lungo la strada... il ventoso
cimitero di Bargone, i contadini.
L'armadio gonfio di scheletri e sul comodino, in lavorazione "a
térra". Dell'assoluta genialità contenuta in quelle
parole, resta un archivio (se lo leggi, magari cerca di ricordare cosa facevi tu in quello stesso 2003, sarā un bel viaggio nel passato, assieme).
Internet news recensisce a tèrra tra le 30 mete-blogghe da visitare.
Ho goduto. Come quella volta che ConsoleMania mi ha pubblicato una lettera.
Bella recensione, bell'inizio. Volevo molto di più, non avendolo
subito, anzi: ieri, meglio niente.
Mondo attuale: in mezzo a questo che sembra un casino: il mio critico
di fiducia, Alle, continua a sputarmi in faccia. Ho mollato la grafica
con uno schema, papiri infiniti, e lui, genio, mi dice solo "sono
pallosi", o quello che per noi è diventato un classico "troppo
lungo", che su internet si dice TLDR. Non arrivavano più lettere per a tèrra, troppo
introspettivo. Fuori il mondo si divide. Chi sa cos'č il blog, e cel'ha
(e crede di parlare a qualcuno) e chi vive come prima, annusa l'aria e
c'č ancora puzza di tv. Due eroi però mi confidano "...sai
simo, leggo il tuo blog". Furtivi, così partecipi della mia
intimità: simpatici! leggevano. io cercavo... era il confronto...
no? e invece no. Era scrivere e basta, e tutti voi andate affanculo. Era
godere delle mie parole.
ho trovato amici, e sono diventato più solo. Con la solitudine
è arrivato anche Tsuda. Poi sono andato in vacanza con M
Continua il trip dei sogni, della meditazione, del diventare guru di
sta minchia. a tèrra segue a ruota. a tèrra era scritto
per farmi felice, e funzionava... ma allora perchè pubblico? C'era
ancora un po' di quella voglia di feedback? scricchiolavo. Sono solo,
ho capito poco del mondo, e fingo indifferenza.
Succedono due cose magiche in stecca: è ri-morto mio nonno e parlato
del giappone con mia nonna.
Quando è stato il momento di aprire la tomba di Geminiano, controllare
cosa era rimasto, fare il trasloco nella bara più piccola... non
ho visto quella cenere bianca, di cui mi parlava la nonna Maria il giorno
che aprii "a térra". Bastava così. il resto tra
me e lui, in silenzio a fissare il marmo.
Poi un giorno leggo che tantissimi americani si mettono a studiare il
giapponese, e come motivazione principale dicono "mi piacciono gli
anime e i manga". I fumetti. una visione. ho capito tutto. devo parlarne
con qualcuno. faccio un post. Ah, ho chiuso il blog. lo riapro? no siamo
seri. e ho spento.
Al piano di sopra mia nonna Rina faceva da mangiare, era una serata di
umore torbido,non si capisce perchè io debba essere torbido, e
lei che mi rincorre simpatica, e io tra i miei musi egizi. Le dico la
cosa dei giapponesi. Le dico sai nonna che gli americani studiano il giapponese
perchè gli piacciono i fumetti, e poi dei fumetti nella vita non
se ne fanno niente, e si riciclano come uno che sa il giapponese per fare
gli affari. Ah. mi risponde. Pensa. dice :"ma pensa".
e infila un cucchiaio di minestrone in bocca. ci pensava su davvero. Siamo
stati ancora un po' in silenzio. Poi ha commentato che nelle Maldive c'era
un vulcano in eruzione.
mi incazzo... sono incompreso! inutile! solo. Sto buono, sale l'inferno
dei ricordi, sale con le corna vuole aprirmi il culo, scappo, scappo,
no. è mia nonna, la amo, è mia nonna. penso. mi raffreddo,
sono bravo in questo. poi chiedo: "cosa c'entra questo coi giapponesi?".
mi è stato risposto che i fenomeni culturali nel mondo assomigliano
a vulcani, che stanno lì e non te li aspetti, fin quando non senti
vibrare il terreno. Così la storia dei fumetti tra america e giappone
è come magma, sotterraneo, alla fine crea vulcani.
Il vero genio di famiglia era mia nonna. Era meglio così.
Ho fatto un anno a pordenone, dove respiravo lutti nell'aria, lavoravo
e non capivo. Attorno a me solo robot impazziti. M stava male a bologna,
ed è venuto per qualche mese ad Aviano. Abbiamo condiviso la sopravvivenza
tra i robot. Ho sbroccato e l'ho lasciato solo durante l'invasione. Ho
fatto un corso di doppiaggio con Ivo De Palma. Sono tornato per riprendere
il mio posto. Ho chiuso i miei conti sospesi. M ha chiuso con bologna
ed è tornato a casa.
l'ho seguito in Sardegna dove il vento porta via i brutti ricordi, ho
aperto al pubblico l'enorme archivio degli scheletri e fiducioso che nessuno si sarebbe mai impegnato a cercarci qualcosa di doloroso, mi sono fregato del resto.
Poi M mi ha fatto la proposta, e così è nato Residence
le Rose, Rimini. Ho lavorato nel marketing e per quella che mi sembrava una metafora della vita: il newsletter software. Poi, sbroccato dopo un anno e mezzo di sardegna e nuova vita, sono tornato sui miei passi, per aprire la mia attivitā di SEO per aumentare le visite e la visibilitā dei siti internet. Faccio trovare ai miei clienti tutto quello che sentivo mancare ai miei blog; i visitatori.
|
|