quando mia nonna va dalla parrucchiera è segno che sta bene torna tutta bella pettinata e f nevica.

e gli stipiti delle porte stipiti si sono crepati, anzi rotti perchè la casa è vecchia e non fa buon brodo, e ho messo gli anellini per quella parte di stipite che è attaccata alla porta, la cazzo di porta dipinta. che non è che mi fa soffrire perchè, tieniti forte, nel mio cuore di bambino, non è finito niente puo ancora tornare tutto come prima, anzi meglio di prima. potrò gioire della porta stipite. e in camera mia c'è un po’ di confusione e oggi ho mangiato dopo aver cucinato la pasta con la Silvia. che fa da mangiare da dio. evviva. chiediti come mai. chiediti perchè. e dici, almeno non stai solo, no. dici quando sto bene, e magari la pianta di nevicare, poi puoi uscire e stare con gli amici. mica che si siano fatte gran cose, in quell'ultima sera, la pizza, il pub con la musica anni ottanta per riempirci di rimpianti di ricordi che neanche abbiamo. ti riempio quella testa anni ottanta tutta di pubblicità e di giornali e di tristezza e merda, e vogliono farmi dimagrire, e il lardo di una volta non piace piu a nessuno, mangia, dai, mangia la bistecchina
dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, anzi, chi vorresti essere, tutti tranne te. ti faccio dimagrire! scherzavo

ieri è arrivato un gatto nero che aveva fame e gli ho dato i biscotti del cane, e li ha mangiati e faceva i salti, sto gatto, per farsi accarezzare. e correva a destra e sinistra attorno a me. e mi fa male la gola. e non ho biscotti da mangiare e le cisterne sono ormai vuote, e per diana, è chiuso il bar diana. vorrei fare un discorso impossibile per nasconderci dentro i miei pensieri più cari, perchè so che è tutto un segno del destino, è tutto pieno di riferimenti, di parole che si collegano. il fatto che scrivere significa far uscire i pensieri dalla testa, il fatto che sento che la
felicità va e viene, e il fatto che di buono se tiro su col colino i ricordi degli ultimi tempi, non è che resti molto. perchè una cosa buona c'era, e una cosa buona sen'è andata. e io adesso hai voglia ad andare a spiare nei cassetti, che quelli di casa mia li conosco a memoria, hai voglia ingelosirmi di una che mi ha detto chiaro e tondo, "giovane, io tolgo le tende". Hai voglia in generale, che mi veniva il soffio al cuore solo ad alzarmi dal letto, e niente, fuori nevica, e non ne esco, e continuo a pensare non a lei, ma a qualcosa che le somiglia, perchè sono rimasto deluso, e va bene, perchè mi ha fatto male, e va bene, perchè la amavo, e va bene non esageriamo, perchè io volevo fare le cose facili, e invece no bbèllo, le cose non sono facili, le cose sono difficilissime in questo secolo, e se te ne accorgi bene, se non te ne accorgi amen, pensi, e adesso, che cazzo faccio?
adesso non le penso piu, pensi, ma hai gia pianto, e adesso basta che piangere da solo è anche noioso. e poi non è più il tempo di piangere, adesso è ora di finire quella merda di libro, capire le ultime due cose che mi vuole dire e che io sono curioso di ascoltare e poi inscaffalare, anzi, mettere da qualche parte lontano dalla vista. da qualche parte come i biglietti di viaggio già viaggiati, come il calendario che adesso lo strappo quello stronzo, e come le lettere, le buste, le parole scritte che suonano come le bugie dei politici, e i pensieri, che i politici non sono tanto male, dovrebbero solo non governare.

parole. parole. con quelle sue email equivoche, quelle parole e sms di troppo.

e sarebbe bello avere un treno di plastica gommoso grosso come tutta camera mia, che si gonfi all'impossibile e mi esploda in faccia. cosi la facciamo finita con tutti questi pensieri molesti, che ieri sera non ho dormito, anzi, ho dormito in preda ai pensieri molesti. e adesso è arrivato l'uomo della rotta. l'uomo della rotta è quello che pulisce il vialetto dai kili di neve, e poi lo paga la mamma. ah beh, la mamma paga, e io sono ammalato, e mio babbo è in puglia. con l'altra mia sorella ormai mi dimentico anche. se stessi bene andrei a mangiare da mia nonna, è molto tempo che ho voglia di andare a mangiare da lei, cosi mi racconta gli aneddoti di una volta, quando si stava meglio, o peggio, a seconda se è andata o meno dalla parrucchiera.

ah, sai che oggi ho sentito un fischio che mi ricordava quello di mio nonno? mi sono nascosto sotto le coperte, mi son quasi impressionato.

e che sarà mai tutti sti caratteri per una donna? ma no. è perchè ho l'influenza, e quindi mi invento cose che non sono successe, cosi per passare il tempo. dico ai parenti mica sono io a poter decidere quando e come, anzi. a caso, casual. random come questa neve qui fuori,

mi ricordo una volta che camminavo in giardino e ho visto sotto l'albero un piccolo uccello tipo gazza, non so se era una gazza, che saltellava. io l'ho visto e, indovina, ho pianto. ho pianto questa mia disperazione folle per tutti gli uccelli che non hanno niente attorno al quale saltellare. è tristissima la vita delle gazze, e anche quella dei garzoni.e anche quella dei garzanti. e anche quella delle badanti. ocio. ma si respira, va. che non c'è niente di meglio da fare, come disse Alle quella volta che parlava della sua gola, adesso bevo e sono felice. si.. felice... diciamo, anzi dico,
perchè in effetti non è tanto il mal di gola che mi preoccupa, lo sappiamo come andrà a finire, che io troverò babbo natale in antartide e lui mi dirà la verità sulla mia condizione. Simone mi dirà sei un grande stronzo. e Sulla terra siamo tutti stronzi, e devi smetterla di vivere di stenti, vivi alla grande, comprati una panda. e io piangerò lacrime di miseria e patata, di spume e alloro,
e lei tornerà e la smettera con quella storia del ritorno a casa e il resto lei tornerà e sarà tutta sua,neanche mia, tutta sua. finalmente, avrà deciso che è tornata a casa così, perchè è una feticista della sopravvivenza. una che tiene bene i colpi, che indossa golfini, che sopporta i delfini, e avrà capito che non c'è niente di male ad incazzarsi una volta ogni tanto, ed evviva! evviva! ancora io sarò immolato sull'altare della perdizione, con un'erezione perenne, mia condizione succube, anzi, uno stipite porta.
e la porta e gli orti del suo mondo,
cazzo di mondo li beve i miei pensieri, quando mi vede in faccia, e quando mi vede scrivere su internet, e quando legge le mie parole nei libri, e quando io mi illudo che provare ad essere famoso dia qualche certezza, qualche emozione, qualche qualcosa. e invece no, smettiamola di inventare le cose, smettiamola con tutto quello che vorrebbe essere detto e invece viene dissimulato. coi trabocchetti, stop, ai rolling stones, stop.


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neanchequalcosa,
dib
evic a,
il,
il
e tutto con la neve.
ole
si è cr
iamo
o in
di,
d
o.
e
tutti felici.
p
le s
co
pri
ma con
un
su quell

ar
co
n
ac
q ta
rocn.


. come la macchina sul vialetto