charlie brown aveva sempre avuto un piano per conquistare il mondo.
fin da piccolo, mentre costruiva castelli di sabbia in riva al mare,
con amichetti grassottelli immaginava di espandere quel fossato
fino ai confini del regno nemico, e scatenare una guerra fatta di
cavalieri e draghi, maghi e giganti.

sedeva su una poltrona rossa, e poteva vedere le sue guardie armarsi
e sentinellare il perimetro del suo castello. dalla finestra larga
come un dito e quasi quadrata vedeva il cielo limpido, dei suoi
giorni di bambino, vedeva se stesso gigante costruire il castello
dei suoi sogni, immaginare il regno perfetto, e i duelli migliori.

la gente passava camminando sul bagnasciuga, e guardava Charlie con
mani e piedi bagnati pieni di sabbia, scavare come un forsennato,
e lottare contro i destini delle onde del mare, troppo vicine,
sempre piu vicine col passare delle ore. La nonna di Charlie si fermava
tutte le mattine in pasticceria, prima di andare al mare comprava
bomboloni, quattro, due vuoti e due con la crema.

Charlie mangiava il bombolone vuoto verso le dieci, e la sua nonna
ne mangiava uno pieno alla stessa ora.
Il nonno era morto qualche anno fa, ma Charlie se lo ricordava benissimo,
era alto, gigantesco, e la sua pancia era sempre stranamente bianca
e grossa, anche dopo dieci giorni al mare con loro.

I genitori di Charlie erano poco piu che due ragazzi, Stefan Brown e Linda Rossi.
Si erano conosciuti sui banchi di scuola, e non si erano mai separati.
Anche adesso, mentre Charlie era al mare con la nonna, loro a casa
lavoravano. Facevano disegni di case, e ogni tanto papà portava a casa
un modellino di cartone, cera e plastica. Charlie poteva giocare
con i suoi soldatini.

A volte tutto il giorno giocava con i soldatini, altre li scambiava con
Peter, il suo migliore amico di sempre.
Peter era venuto al mare con Charlie e la nonna quest'anno. Avevano
secchielli e palette colorate. Charlie ne aveva una grossa, tonda e rossa,
Peter una blu, un pochino più piccola e squadrata.
Se le scambiavano tanto spesso che il senso di proprietà non c'era più.

Ognuno di loro prendeva ciò che serviva dal mucchio di cose comuni, lo strumento
più utile, per la sua idea di costruzione da realizzare.
Charlie faceva castelli con una base rettangolare, e quattro torri a forma di
secchiello. Cercava sempre di fare anche mura con guglie.
Vicino immaginava colline verdi, valli e piante. Cieli azzurri.

c'era un arcobaleno. Stava lucente a cavallo di due colline, e la pianura
tra le sue braccia scorreva tranquilla.

c'era appena stato un temporale, ed un cavaliere stava senza elmo, ancora a cavallo,
su un cavallo bianco e molto stanco, all'ombra delle nuvole che scappavano.

il cielo era umido, e si poteva respirare.

arriva una donna, coi capelli castani e biondi raccolti in un fazzoletto bianco.
Ti vorrei abbracciare stringerti forte, Cavaliere, per piacere scendi da cavallo e baciami.

il Cavaliere scese da cavallo, e mentre abbracciava e baciava la sua donna,
guardava oltre l'orizzonte, le nuvole scappare dietro al sole, lontano.

La notte passò, e i due dormirono abbracciati.
il cane abbaiava dall'alto delle colline vicine, nella loro stanza non arrivavano che

pochi rumori ma intensi, della natura attorno.
Il cavaliere faceva brutti sogni, e poi piangeva sulla spalla della sua donna.

sono cosi triste e senza forze, senza sapere perchè
disse al mattino il cavaliere, mentre il sole non si era ancora alzato, e il cielo

restava scuro e umido, e i grilli ancora cantavano, e l'odore del legno bruciato
e della campagna era cosi intenso che si poteva vedere.

ha importanza sapere perchè soffri? chiese la sua donna, mezza addormentata.
vorrei smettere di soffrire, disse il cavaliere.

e perchè non smetti? ingenua donna rivelatrice.

ricordo mio nonno, la sera prima della mia partenza. il rito solenne attorno al fuoco.
i miei fratelli ballavano, urlando alla luna. e io sedevo osservando.

parenti e amici si disponevano di fronte a me, tracciando figure nell'aria.
io ero seduto accanto al re, mio nonno. Severo, ad osservare le danze.

Non immaginavo ancora i draghi che avrei sconfitto, le cicatrici che oggi posso vedere
sul mio volto segnato. I miei capelli cadere, soffiati via dal tempo. E non avrei

immaginato di trovare te, donna mia, alla fine di questa battaglia, su queste colline
verdi e meravigliose. E adesso che tutto sembra perfetto, io vorrei il tempo immobile,

fra di noi, a tenerci uniti immersi in una colata di cera. All'inizio sentirò la terra
tremare sotto i miei piedi, e mi divertirò a saltellare, come in un gioco di bambini.

Poi cadranno gli oggetti che abbiamo appesi alle pareti della nostra casa, e mi dispiacerà
veder infrangersi ricordi, sul pavimento. le finestre si romperanno, e fuori e dentro

ci saranno vetri e schegge e noi avremo paura.
passeremo il terremoto un po abbracciati, e un po separati, ognuno per conto suo.

Alla fine guarderemo fumante la nostra casa in rovina. Ci saremo salvati entrambi, e
a fatica ci riabbracceremo. a fatica scacceremo il sospetto, a fatica lasceremo

riposare le nostre paure fra le macerie.
e ci sembrerà assurdo, essere ancora vivi, e poterci riabbracciare, ed aver perso

solo un'altra casa.
e sarà bellissimo cercarne una nuova, assieme.

Questa è la nostra vita, perchè piangi mio cavaliere? chiese la donna felice,
senza aver compreso con la mente, tenendo stretta la testa piangente del suo amore.

se un bambino piange nella notte, lo si puo lasciare solo, ad imparare.
gli si puo urlare di crescere in fretta, che il suo pianto fa male a tutti.

o gli si puo stare vicini, spiegandogli come abbiamo fatto noi, a suo tempo.
o si puo ascoltare il suo pianto da lontano, e pregare per lui. e credere che imparerà.

quel bambino piangerà una notte intera. e con lui piangeranno i suoi genitori.
a quel bambino un giorno spunteranno due ali bianche.

saranno giorni e giorni che il ragazzo ormai fatto uomo, si gratterà le spalle,
stenderà le braccia per sgranchire fastidi. e spunteranno ali, sotto le sue scapole.

la sua spina dorsale avrà lunghi pennuti baffi bianchi di saggezza.
e quando sarà grande potrà stendere le sue ali sul mondo, e volare sulla gente.

e camminare fra la gente.

E come era nato il cavaliere con ali bianche, cosi era nato il cavaliere con ali nere.
Si chiamava Peter il cavaliere con le ali nere.

Hey, perchè devo essere io quello con le ali nere? - chiese Peter
Charlie - Guarda che sono bellissime le ali nere, ci puoi fare tante cose.
Peter - Per esempio?
Charlie - Puoi volare forte come il fulmine, e puoi portare anche un'altra persona con te,
perchè sono abbastanza forti per reggervi tutti e due.
Peter - e invece con le tue bianche che si può fare?
Charlie - si può volare altissimi, sopra le nuvole, e sono tanto leggere che a volte
quando cammini per terra, la gente non si accorge che le hai.
Peter - Sono invisibili?
Charlie - no, ma serve molta attenzione per vederle.
Peter - io le posso vedere.
Charlie - impossibile, serve una vista speciale.
Peter - e io invece le vedo, guarda le ha quel signore col costume rosso, e le braccia pelose.
Charlie - non ha nessun paio di ali. ha solo la schiena molto pelosa.
Peter - e certo, tu non puoi vederle.