non sarà mica l'unico cliente

del mondo...

 

 

13 settembre
pomodori

Ogni padella ha il suo fritto...
Da qualche parte c'è del fritto per ogni padella...

Il mio nome è Frank Potassio. Mi chiamo così perchè quando
ero un piccolo pomodoro maturo mi colsero da mia madre pianta,
e mi infilarono nella borsa sporca di un chimico-biologo, e mi
sporcai di polvere di potassio.

Siccome sono l'unico sopravvissuto di un intero campo di venti
ettari, e siccome sono riuscito a metter radici, oggi i miei figli appesi
e ancora verdi mi chiedono di raccontar loro una storia, l'unica che
conosco, quella della mia vita.

Nella borsa del biologo conobbi due pomodori maturi quanto me.
Venivano da una pianta poco lontano dalla mia, e ci confortò fare
conoscenza. Mai ci saremmo aspettati che fosse tanto brusco
il momento che i nostri nonni ci avevano descritto. Per noi era tutto
così nuovo da risultarci incredibile, la borsa cerata che ci conteneva,
il continuo movimento sussultorio della camminata, gli oggetti
inanimati tutti alla rinfusa. Fu in quella circostanza che scoprii che
una fialetta di potassio si era rovesciata, e ci finii dentro con tutta la
parte bassa.

Gli altri due erano molto simili tra loro, ma non identici. Uno era appena
più smilzo e slanciato dell'altro. Fu lui a parlare per primo, presentandosi
come Margarina, l'altro era il suo fratello adottivo. Margarina era un
pomodoro pimpante, pieno di voglia di scoprire il mondo e felice di
essere stato colto per primo, nella sua famiglia. Mentre discutevamo
di filosofie di vita, notai che l'altro pomodoro se ne stava sempre in
disparte, quasi stesse cercando di evitarci. Capii in seguito
il motivo di quell'imbarazzo. Quando mi presentai anche a lui,
tutto fiero del mio nuovo nome, egli con una vocina flebile e lo sguardo
basso rispose soltanto: " ...piacere, Sperma ...ho perso la memoria
all'età di ... non ricordo.

Da che mi ricordi sono sempre vissuto al supermercato Cos.ba, con
abitudinari e gente nuova a palpare me e i miei fratelli.
Eravamo in due, nella cassetta dei pomodori, due naufraghi,
nascosti da una foglia d'insalata sporgente.

Ho visto un piccolo pomodoro saltellare di cassetta in cassetta
al supermercato. Una mamma selvatica coi capelli
tutti un cespuglio vide il piccolo pomodoro in un
angolo del bancale, tutto sporco dello sporco della frutta.

Era accovacciato dietro ad una cassetta di pesche,
e il fastidio della griglia della cassetta se lo sentiva tutto dietro.

La mamma selvatica lo vide con batter docchio fulmineo
e vuoi perchè erano finiti i pomodori, vuoi perchè
quello le sembrò cosi bello maturo, lo mise nella
sua borsetta, e se lo portò via, senza pagarlo.

Il pomodorino si sentiva al caldo, nella borsetta.
nonostante i profumi molesti gli facessero storcere
il naso piu volte, il pomodorino una volta scostate le
sigarette ed evitato il rossetto, riuscì ad
addormentarsi sul fazzoletto, usato.

Sempre in un angolo della borsetta, dormiva una cingomma
masticata, che all'ennesimo sobbalzo della borsetta,
appoggiata sul sedile della fiat panda bianca
della signora, sentì un brezzo d'aria fresca passare
dal finestrino troppo aperto, passare dalla
cerniera aperta della borsetta, e arrivarle fino in
piena guancia.

cosi la cingomma masticata si svegliò.

- Ciao! tu sei un pomodoro o sbaglio?
- non sbagli, - le dissi.

Il pomodoro non aveva molta voglia di parlare con
gli sconosciuti. Era geloso e irritato che in quella
borsetta ci fosse qualcun altro con cui parlare.
Sperava in un' incredibile avventura solitaria.

- come mai da queste parti?
- ero l'ultimo dei pomodori.
- mi spiace.
- cosa ti spiace?
- beh la tua famiglia...

- quale famiglia? noi pomodori siamo tutti figli unici
di una stessa terra.
- ...

- ...le tue sorelle del pacchetto?
- andate.

- capisco.
- anche io andrò presto, spero di essere fritto.
si diceva al supermercato, che è bellissimo finire fritti.
- te lo auguro. Io spero di essere dimenticata ancora
per un po'. Preferisco questa vita a quella del marciapiede.

- devi essere stata molto importante nell'ultima vita.
- ...già. Facevo il dittatore. Adesso tutte le mie
speranze sono nella pipì dei cani.

- io facevo il postino.
- e come mai ti hanno riportato giù?
- avevo un debole per i pomodori fritti.

La gomma masticata venne raccolta, e un brivido di terrore
colse me, quando mi accorsi, che quel pomodoro ero io,
quello della prima parte de racconto che non parlava mai.

Nella mia mente semplice ma densa di superstizioni e pensieri
del terrore decisi di suicidarmi, decisi che avrei preferito essere...
suicidato piuttosto che ucciso. Mi lanciai dalla borsetta con le
poche forze che avevo che evidentemente erano abbastanza.

Finii rotolando sul fondo della fiat panda bianca della signora.
Evidentemente conoscente dello strano biologo che mi trovò
e che mi mise in quest'altra borsa dove mi trovo ora e dove ho
trovato voi.

Ci commuovemmo nel sentire la storia del coraggioso pomodoro
S. e nemmeno per un momento pensammo di chiedergli l'origine
del suo nome.

 

 

10 settembre
fucilato

- e insomma, cosa stai facendo?

- adesso? sono un libero professionista...

- ... tu non fai un cazzo...

- (no, è che l'attesa mi smorza gli orizzonti...) sì...

 

8 settembre
dietro l'angolo, una firma solitaria

ho il sospetto che ci sarà molto bisogno di storie. io personalmente vorrei qualche storia
nuova. e molti che sappiano ascoltare. un gran bisogno di saper fare qualcosa, insomma.
bisogno di un Uovo progetto per andare avanti. si, si, tutto bello.

gertilinia di gente varia, che osi scricacciare trame...

bus... bus... porte aperte alla nuova gente! bus... bus...
e il vento tra i capelli degli autisti ben vestiti.

bus... bus... vengono le streghe, e si portano via i denti battenti
dei mangimi bambini e degli ziii dimenticati.

 

3 settembre
quadri e malumori

una cosa è l'intrattenimento, la noia

ma quello che mi sposta è il non credere alle parole altrui. a nessuna.
? quanto arrosto versato per una birra in meno... eppure...

 

2 settembre
giornata intensa

Tre battaglie vinte. ho lottato con la forza dei titani e l'astuzia di ulisse. ho preso in mano
il mio cuore e l'ho trafitto con le sette spade delle sofferenze varie come fa la madonna,
nei dipinti sacri. Il mio coraggio nei momenti duri è stato degno di Gagarin mentre guardava
roterare dall'oblò della lavatrice spaziale questo pallone verde e blù.

e l'ho lasciata andare a letto pensierosa. porca troia.
e l'ho lasciato da solo a frantumarsi i coglioni.

certo non posso essere mazzinga. Certo se non fossero andati a letto così presto
forse avrei fatto meglio.

ma a parte i forse anche stanotte sono le Tre e mezza. Farò un rutto carpiato.
Mi è partita una vena dell'occhio sinistro.

ah, ma vel'ho detto che vado ad abitare da solo?
(dai, proprio solo, no... :)

 

Simone Righini - 2004 - Links