25 marzo 2004 - io odio quel treno perchè sognavo di prenderlo per scappare, e non l'ho mai fatto.

24 marzo 2004
- io odio gli eurostar, e come pensavo qualche secondo fa, prima di salutare il gatto dino, dopo aver alzato la tapparella, è uno di quegli odii che non servono per definire una persona, tipo io sono quello che odia le fragole, il mio è un odio che si rinnova ogni volta io salga o veda quel maledetto treno. per tantissime condivisibili ragioni, perchè detesto il fatto che esistano treni di serie A e serie B e che quelli di serie A come l'eurostar prendano sempre la precedenza su quelli di serie, B che per costruzione sarebbero anche in orario, e che ritardano per dare la precedenza ad un eurostar in ritardo, poi ci sto fottutamente (lo so che questo è un termine meta americano e meta puerile, ma tanto stamattina mi sono svegliato storto) fottutamente scomodo, ogni volta che mi siedo non so dove cazzo mettere le gambe, che non sono cosi lunghe come pensate, mi si infila il culo ad imbuto in quei sedili forse belli e scomodi, e poi c'è sempre casino l'openspace è la madre del caos, le porte che si aprono le senti ogni cazzo di volta ovunque tu ti trovi sul vagone, e poi costa una cifra improponibile, e odio pagare per servizi che odio, questo mi sta proprio sul cazzo, la prenotazione obbligatoria, il fatto che sia pieno di gente con la puzza sotto il naso, gente senza scrupoli alla quale quel cazzo di treno con quel design cosi pomposo magari piace anche! gente contenta di pagare un sovraprezzo ingiustificato, treno di prima classe coi cessi sporchi comunque, treno di prima classe che si permette addirittura di avere una primissima classe quella coi sedili rossi e la presa della corrente per farti la barba prima di arrivare, attaccare il portatile o il cellulare. eppure io a belluno ci andro con l'eurostar, che non ho potuto prenotare perchè io ho scelto di non avere una cazzo di carta di credito, e quindi me lo sono fatto prenotare dalla mia donna il posto, è stata gentile e ha prenotato anche il mio viaggio, nonostante si vorrebbe un uomo indipendente che tu gli dici ci vediamo la alle ore Z e lui arriva perfettamente in autonomia dal mondo, volando. io quell'uomo li quando si parla di eurostar non lo sono. perchè mi si deve costringere per salirci, e anche quando sarò salito mi lamenterò alla follia, perchè non saprò dove mettere le gambe, perchè se il tedesco di fianco si toglie le scarpe non mi posso spostare perche il mio è un cazzo di posto prenotato, perchè mi diventa il culo ad imbuto dopo pochi minuti. eppure io saro a belluno fra un paio di giorni all'ennesima conferenza, dici la tieni una conferenza, ti fa anche piacere andare, e invece no, la tiene la mia donna e io sono il solito annoiato nel pubblico che alla fine deve fare i salti per raggiungerla in mezzo alla folla che la rinchiude di domande, precisazioni, aneliti, peregrinazioni obbligate. poi non è vero che non mi piacciono i convegni, anzi, ero lanciato con l'odio per l'eurostar, cosa non si fa per amore. come quella volta che dal gioielliere volevo prendere una specie di ciondolo carino per la mia donna, visto che era un anno dal primo bacio a bologna, c'è mia nonna che litiga col vicino per la questione universale della spanna di confine mia o tua e della pianta piantata sul confine e non lo dovevi fare, e l'ho fatto. insomma il gioielliere mi chiede ma il brillante lo vuoi vero o zircone? io ho immaginato che zircone fosse sinonimo di finto, visto che era stato messo accanto al termine "vero". la discussione di mia nonna col vicino butta male, sento da lontano a finestra aperta i toni irrigidirsi, non che quello del vicino sia mai stato piu tranquillo, e non che si possa fare meglio parlando a trenta metri l'uno dall'altro. adesso si sono appena sfottuti a vicenda, brava, bravissimo lei, arrivederci signora, salve. e cosa fai, hai li di fronte la prova tangibile dell'amore, che lo sappiamo tutti che l'amore è infinito e meraviglioso, e che non smetterà mai, e che non è per niente collegato ad una cosa cosi stupida e materiale come un diamante od un eurostar, ma potresti mai permettere che la tua donna si accontenti di un regionale? mia nonna ha molta fame, e allora adesso la porto a mangiare. mi manca da dire qualcosa ma non mi viene in mente cosa, mia nonna mi fa, chi è quel muretto che si è permesso di andare incontro la tua macchina, e adesso è alla finestra che mi parla del litigio col vicino, ma mi sto disperdendo, allora pubblico e via, questo ennesimo messaggio d'amore per il mondo. porca vacca, c'è qualcosa che mi sono dimenticato. porca vacc aggiornamento, la cosa che in realtà non sopporto è fare la prenotazione, per l'eurostar sempre dico, questa cosa la devo digerire, e si sa, i modi sono vari, il diario è uno di questi e non so perchè neanche dovrei giustificare queste parole, forse perchè sono che saranno piene di livore, comunque non sopporto l'illusione che entra nella testa delle persone e che vedo chiaramente. l'illusione che con una prenotazione risparmi tempo, che deriva dalla semplice paura di non trovare posto. ti spiego se riesco, con questa storia del treno che arriva mezzora prima e ti promette di non far ritardi ti impongono la prenotazione obbligatoria. cosi tu perdi tempo per fare la prenotazione, perdi tempo e tanto come ne ho perso io oggi per metterti daccordo con una persona che è gia sul treno che devi prendere, per fare in modo che la mia prenotazione sia vicina a quella della persona che è gia sul treno che a sua volta ha una prenotazione e che non si è ricordata per esempio di segnarsi il numero del posto, non è questione di colpe bada bene caro lettore. sto aprendo tutti i piatti che avevo surgelati nel frigo, te li sto mettendo sul tavolo e te li apro uno per volta, ma stai assistendo alla preparazione del pranzo, e non al pranzo vero e proprio e quindi non mangiare nessuna di queste idee, perchè sono surgelate e ti potrebbero fare male come lo fanno a me che tento di mangiarle quando sono ancora ghiacciate. devo fare uno sforzo anche, e speriamo che il dio della musica mi aiuti. è la libertà la cosa che vorrei tanto e che sento minata dal fatto di avere una prenotazione, dal fatto che NON puoi prendere il treno dopo o quello prima. se fossi uno stato io sarei una popolazione nomade. è il fatto che quando viaggi per tutta la vita impari a non dare importanza agli odori del corpo, impari che è perdere tempo affiliarsi a quella logica di buon profumo collettivo che ci vorrebbe tutti accasati con un deodorante, credo sia per questo che a nessuno piacciono i nomadi, perchè puzzano. ed è vero, ragazzi, è verissimo. anche io puzzo dopo due giorni di viaggio, figuriamoci in viaggio da una vita. mica parlo delle condizioni igieniche, quelle credo che siano abbastanza cotangenti dell'odore corporeo, ma comunque esse non sono inficiate da questo odore. odori e pulizia e deodoranti con fatto che a me sta sul cazzo essere legato ad un treno. e l'idea di essere legato ad una persona come la mettiamo? comunque per i nomadi il matrimonio è sacro, tanto sacro che vogliono sposarsi solo tra di loro, non so cosa centri con la sacralità, ma so che loro sanno cosa vuol dire essere schiavi di una prenotazione. e allora il mio è un matrimonio tra un nomade ed una donna meravigliosa del mondo occidentale, che va ad un convegno sul quale sono perplesso più che altro perchè sono sempre un po ... presuntuoso? avrei voluto che mi invitassero piuttosto che fare da spalla ad una prenotazione in eurostar? insomma poi è un periodo difficile per i casi del mondo sono ventigiorni che non ci vediamo e a me sembrano mesi, e anche a lei sembrano mesi e tutto quello che mi passa il convento è vederla per un'ora di treno che odio (il treno dico, ovvio no?) e due giorni in cui dovrò condividerla, la mia donna dico, con tutta una massa di pubblico e amici che carissimi per carità, ma sempre condividere è, io che nomade come sono sono anche bello possessivo, insomma, questa situazione di confivisione forzata con un eurostar, treno che odio per inciso, mi fa irritare, anzi, mi fa pensare. e pensavo quando ero in stazione a fare quella prenotazione, perchè come è giusto lei ha prenotato per se, e io devo prenotare per me, e nomade come sono odio anche le carte di credito, si, le visa, le master, tutte, è un circuito di soldi di cui non mi fido, un metodo che non approvo, e ditemi che sono antiquato, ma nel mio mondo futuro vedo un circuito bancario fatto di soli bancomat, i piu piccini penseranno, bel coglione che sei, carta e bancomat sono la stessa cosa, e nò, coglioncelli, non sono la stessa cosa. uso questi termini perchè non sono pienamente sicuro di quello che dico, e quindi voglio dare piu peso alle mie parole con qualche insulto, insomma è l'idea di carta di credito, che uno te la fotte e ti fa la tua firma e ti incula due milioni, che è successo a G. e mi dispiace ancora un po per lui. libertà, bancomat e amore. ecco l'amore è l'unico legame che tollero, e anzi, non è che lo tollero, è che non posso vivere senza, quell'amore senza legami, impossibile da pensare da una mente come la mia fatta di fughe dai legami, e una vita nata piena di legami con i posti, e con scambio di personalità tra i posti e le persone che li abitano, case, due case le mie o forse tre, nelle quali spostarmi a seconda, dovendo giustificare ogni mio spostamento, perchè esso non comporta un solo allontanamento fisico ma anche uno morale perchè lontano dagli occhi e lontano dal cuore è vero solo quando fa comodo. e cosi guarda un po una cazzo di prenotazione che di per se non avrebbe niente di male, credo, soprattutto se pensi al mondo che vogliamo costruire, un mondo preciso e clinicamente testato fatto di prenotazioni e niente piu litigi, le prenotazioni per allontanare i litigi tra le persone, che cari i miei dirigenti FS, sono innati nell'uomo o non so se sono indotti o meno, so che ha chiamato adesso mia nonna per dirmi che mia sorella è sul traghetto per il ritorno dalla grecia, ah che bello pero essere cosi consumisti da poterci spostare e giustificare lo spostamento, i soldi, i traghetti e gli assegni circolari. bancomat, amore, ocio a come sono collegati, banche e amore. amore insindacabile direi il mio visto che mi sono comunque comprato la prenotazione, e ho anche imparato mentre la facevo a non sentire castrata la mia libertà, libertà che sarà sempre propria del mio cuore, e di nessun eurostar, libertà che potrà essere rediretta da un solo grande bene, questo amore che mi fa prenotare, e prenoterei ancora già che ci sono, altre due volte. si scherza? ma si che si scherza, sono obbligato a scherzare, scherzo con le manette, non è vero neanche questo, faccio gli scherzi. insomma mi immaginavo una società di persone che fanno le prenotazioni per fare tutto e usano il doppio del tempo che usiamo oggi per comprare un biglietto. sai come fanno in belgio? ti danno un biglietto a zone, anzi a regioni, te paghi per arrivare in quella regione e poi vai un po sulla linea quasi dove cazzo ti pare, basta che il ritorno lo fai il giorno stesso, se lo vuoi fare il giorno dopo devi fare due biglietti di andata. c'entra? il controllore visto che noi eravamo e siamo ancora italiani e non nomadi, ci ha concesso comprensione e ci ha detto non pagate niente, andate. evviva i controlli belgi. anche da noi ogni tanto i controllori sono brave persone, altre sono incazzati col mondo, un po come tutti gli altri cristi. il risultato, tanto per arrivare in fondo a questa considerazione è che ho una prenotazione e spero di arrivare la dove devo arrivare e spero di stare vicino alla mia donna nel tempo che lei mi concede, e nel tempo che il mondo ci concede, perchè anche lei povera crista rimbalza da una parte all'altra d'italia, e ha tante cose da fare. e anzi adesso gia che ci sono scrivo qui quella cosa che non mi si deve mai e poi mai dire perchè io mi incazzo come una iena quando la mi si dice, quando mi si dice "perchè tanto tu non hai niente da fare". questa è una frase che detesto per una serie di buoni motivi che non vorrei giustificare, ma che comunque sono presenti in me. per esempio il fatto che se come dici tu caro mondo "io non ho niente da fare" ti dovrebbe far pensare anche un altro pensiero che dovrebbe arrivarti collegato a quello della tua considerazione, che io ho lottato come un disgraziato, io lotto come uno che non ha un domani per potermi permettere di non aver niente da fare. che il fatto che oggi mi posso permettere di stare ore qui davanti a scrivere per esempio, significa che io ho prenotato la mia libertà in anticipo, al dio delle coincidenze, significa che c'è un mondo attorno a me che mi permette di fare queste scelte nella mia vita, mondo che non mi dimentico di ringraziare, mondo che sa quanto io tenga a lui per questa libertà che mi permette, mondo che si regola con me in un modo che sappiamo solo io e lui, io e il mio mondo fatto di lavoro interdipendente, amore a distanza, famiglia separata in due tronconi, e passati da rimettere in fila per restare a testa alta nel presente. perchè non so se nessuno di voi resta ore a parlare con le proprie nonne rimanendo contento delle proprie scelte, è una cosa questa di cui sono felice, è una cosa stare coi parenti e parlare a loro e cercare di capire o ascoltare il loro rancore con il mondo, è una scelta che significa che io devo essere disponibile ad ascoltare chi ha voglia di parlare nel momento in cui ha voglia di parlare, è una scelta che mi ha fatto allontanare progressivamente e definitivamente dal lavoro fisso, che mi imponeva orari di rientro, orari di attenzione, attenzione la mia che è nomade anche lei, e consapevolezza che il lavoro si perde, l'amore per la famiglia no. e allora perchè sei a parma e non a roma? a roma c'è la tua donna che si sbatte per trovare un lavoro, un qualcosa per avere soldi per andare avanti, e tu invece caro nomade dei tempi persi, tu non hai bisogno adesso di questo sbattimento, si ne avrai altri, ma insomma, comunque non hai un cazzo da fare, vai a fare tu la prenotazione per l'eurostar che non vuoi prendere. mondo bislacco fatto di misteri egizi, va bene, vado io, vado io! ma non dirmi mai che io non ho un cazzo da fare, perchè non è vero, perchè io faccio tutta quella serie di cose di cui il mondo di solito si pente appena prima di morire. si andate da un caro industriale per esempio di quelli con la macchina costosa, che lavorano diciotto ore al giorno per dimenticare cio che c'è a casa, ditemi se uno a caso di quei signori prima o poi non si pentirà di non aver fatto scelte diverse nella vita, ditemi se qualcuno a caso non si sarebbe voluto accontentare di una vita fatta di stenti e poco lavoro e tanta famiglia, piuttosto che un tempo fatto di tanto lavoro per mantenere ottimamente una famiglia che si suicida (estremizzo dai) perchè papà sembra se ne fotta di me, sta tutto il giorno in affari. bella scatarrata sul mondo, eppure, siamo tutti in questo mondo, tutti ci insultiamo, e quelli con la jeep di solito non mi danno la precedenza perchè ho la macchina più piccola della loro, la legge della jungla. ennò bello, in pieno delirio tipico di una cara persona che mi viene in mente ma alla quale adesso non mi va di scrivere che delira, nò bello, io passo e ti strombazzo pure. e tu la precedenza adesso me la dai, o sono pronto a passare un mese e piu fra cartacce di assicurazioni e meccanici. vale piu un mese di vita domani o una soddisfazione oggi? non lo so, è questione di volte, ci sono volte che la soddisfazione te la prendi, altre che la lasci da parte, come oggi, che ho fatto comunque la prenotazione, e la soddisfazione di far valere la mia idilliaca libertà nomade l'ho lasciata nel cassetto, quando stamattina mi sono incazzato svegliato perchè ero da solo come al solito e la mia donna lontana, lontana dalla mia vita, eppure tecnologicamente vicina. è un mistero che non sostituirà mai la carne, per quanto queste mie idee possano sublimare, non saranno carne, almeno fino a dopodomani quando grazie alla mia nuova fiammante prenotazione potrò forse sedermi vicino alla donna della mia vita. insomma se me lo avessero chiesto di nascere, in paradiso o nel limbo, Simo, vuoi una vita così, li vuoi gli anni delle medie di fuoco e merda tra i pregiudizi pesanti come i martelli che tira la donna di Rio Saeba in testa a Rio quando tira fuori la lingua per le altre donne, si, ho detto, io la vita la voglio cosi, poi pero voglio il premio, difficile fin che vuoi, ma lo voglio vedere almeno da lontano, almeno da 500 kilometri di distanza. cosa non fa un uomo pur di dar senso, trovare un senso in queste note che arrivano sparse dal mondo, cosa non fai pur di far figurare ai tuoi occhi, effetto placebo, ciò che vedono come un teatrino meraviglioso, cosa non fai pur di credere che tutto quello che vedi è merda, a volte, eppure, sai tu cos'è cio che vediamo? ci sono tutto un genere di cose che non c'è bisogno di scrivere o raccontare a nessuno, sicurezze che sono placidamente inserite in una cavità del cuore e che stanno lì e pulsano vere ogni tanto, ma in generale stanno li, dome e placide. poi c'è dall'altra parte lo scrittore o l'uomo che parla agli altri di ciò di cui non è sicuro, che vorrebbe comunicando cercare al di fuori del suo cuore una di quelle sicurezze, che sente mancare nella cavità cuorifera. la cerchi fuori, scrivi un libro che parla di html, una divina commedia, una poesia di foscolo che parla dei sepolcri, un libro di orwell che parla dei suoi incubi fatti realtà, è come dicesse dimmi uomo del futuro che le mie sono solo paure, che sembrano proprio vere, ma sono solo paure, e dante è come se dicesse guardate un po io continuo a vivere nonostante queste paure siano fisicamente impresse nella mia carne, sanguinante, dante è un blues direi, anzi pensavo mentre scrivevo, foscolo non lo so, foscolo aveva ragione, ma avere ragione è una grama soddisfazione del bisogno d'affetto, e il libro di html? il manuale, il tecnicismo che cerca sicurezze concrete, che se le inventa, come la matematica che osserva fin che puo, e ad un certo punto si affida al dogma, religioso in tutto e per tutto, un numero infinito è uguale a infinito due volte. eh, cioè? cioè niente è uguale e basta. uguale e basta è un dogma, il dogma è il motivo per cui io cerco il mio dio fuori dalla chiesa e non dentro la chiesa, il motivo per cui mi serve confessarmi sullo zio internet, piuttosto che di fronte ad un altro uomo, uomo che ho paura che mi ordini due avemarie e mezzo, che faccio lascio? si, lasci. quei preti un po psicologi sono mai esistiti? li abbiamo mai avuti? ci hanno mai salvato come il prete terence hill in televisione? come don tonino di andrea roncato, preti così, moderni come don bosco, esistono nei nostri buchi di culo di paesini di provincia? una sera che ero in cerca del mio dio e non lo sapevo, ero solo molto triste e senza giustificazioni, (cosa che toglierei anche oggi, ma che fa purtroppo molto fiction) in macchina passando per i paesi inculati per i monti natali di mia nonna (e mi dispiace di mettere termini come inculati di fianco e vicino a termini come mia nonna, ma purtroppo sono un giovane, e non ho rispetto, sembra, o pare) e mi allontanavo da quelle colline verdi e nebbiose e mi è venuta voglia di entrare in una chiesa e la chiesa di campagna era chiusa sigillata, perchè il prete non sta sempre mica dentro, e a volte lascia il portone chiuso, non so perchè visto che molti lo lasciano sempre aperto, e in effetti una chiesa non ha proprio niente da temere, male che vada vi fregano un calice, ma quello di gesù non era forse di legno? comunque porta chiusa e allora in macchina ancora e via sono arrivato fino a bardi, e bardi è molto lontano sull'appennino anzi, in macchina e ho parcheggiato e sono andato nel chiesone di bardi che è bellissimo, e ti racconta sudando incenso la storia degli anni e dei secoli e delle persone che li dentro ne hanno fatte di ogni ma sempre con un grande rispetto. perchè il rispetto della gente è quello che senti quando entro in una chiesa, sento perfettamente se quella chiesa è piena del rispetto che le è dovuto o se è una chiesa vuota, senza rispetto, una chiesa in cui qualcuno ha smesso di credere, una chiesa magari sconsacrata la vedi da lontano, questione di sensazioni, mica altro, cose di cui parliamo da secoli, le sensazioni e cose a cui stiamo cominciamo a prestare orecchio solo oggi, ma daltronde, me lo sono scelto bene il mio secolo. insomma quella di bardi è piena di rispetto per il mondo e viceversa, mi sono seduto in un angolo freddo e buio della chiesa sulle panche di legno, è passata una mamma con un bambino handicappato che camminava tutto storto con una gamba fuori asse, e faceva versi che fuori dalle chiese negli ambienti delle persone che amano fare le prenotazioni sono considerati come versi immondi anormali, uunngghaaaeeee, tipo, o anche piu gutturali, piu inesprimibili, che se fossimo in teatro ti farei sentire, e li invece era solo una voce, di un ragazzo, in una lingua diversa dalla mia, io ero proprio molto triste, perchè non avevo dio ne donna ne lavoro ne un perchè ne un amico che si facesse sentire, e sono rimasto li in ascolto, e aspettavo, e ho pensato quasi quasi leggo a caso un passo di quel libricino che è scritto li, sul mobile di legno, e vediamo cosa mi dice visto che ancora non lo sapevo, ma gia credevo profondamente nelle coincidenze. quel pezzo non me lo ricordo, e comunque non capivo quale fosse la coincidenza. però è passato un prete silezioso con la barba, che mi ha sorriso. e un prete che ti sorride quando sei cosi triste come lo ero io, non so, ti commuove? oggi si, oggi quasi mi commuove pensare, ma allora ho solo sorriso di riflesso, ed è tutto quello che mi serviva capire, un sorriso di riflesso anche andava bene, un sorriso nell'ombra. è anche questo blog, termine strano, che lascia trasparire un raggio da una torta a forma di pacman tutta chiusa, ed esce un raggio di marmellata, di quella marmellata che mangeresti volentieri quando hai fame. cosi il sorriso nutre, ma il sorriso purtroppo devi averlo da parte per un momento importante come quello, un sorriso devi averlo maturato in una vita fatta di scelte, e amore per la vita, non per le diciotto ore di lavoro, o magari si, non so se dipende dal numero diciotto il mio detestare un lavoro che ti strappa ad una famiglia, non lo so. i contadini vivevano tutti assieme fra alti e bassi, noi oggi viviamo frammentati con minuscoli pezzi di famiglia lontani, inarrivabili coi tempi delle metro e dei regionali, e la famiglia è l'unico teatro per i sentimenti, assieme forse a quel vecchio confessionale polveroso.

23 marzo 2004
- in ogni caso ho molto bisogno di fred e i curatori, quel cidi meraviglioso che ho comprato in un atto eroico, cioè perchè mi piaceva la copertina ad anversa. e i discorsi sulle prospettive di mauro e franco, cosi accennati e presi per ischerzo adesso ritornano sul blog della
seppia, e queste parole saranno perse nel tempo, e la speranza che non lo siano è ormai povera come la mia felicità, quando sto ancora a chiedermi le cose senza veramente farmi le domande, lasciandomi trascinare dai semplici discorsi sulle angoscie che mi seguono e mi accarezzano e oggi ho portato matteo e nicolo che sono due angeli a prendere le paste e le figurine e il bambolotto per nico, e io tutto preoccupato di tenerli salvi dalle macchine, ho giusto tirato un sospiro di sollievo dentro alla pasticceria quando ho capito che li non avrebbero fatto danni, e me li sono goduti per quella frazione di secondo in cui io sono tornato me stesso, e non ero piu il cugino impacciato tra ombrelli e berretti, ma solo uno che prendeva un caffè troppo dolce al bar della pasticceria e aveva dimenticato le sigarette in macchina, e loro due ragazzini lì per caso. allora è vero che il blues salva dalla disperazione, è una maledetta verità. e guarda un po. questi flussi di giornate che passano indecise tra le mille parole e le mille lire spese di qua o di la non importa, ma guarda, la biancheria stesa, e la camera rassettata, ma guarda, i bambini come crescono senza che nessuno possa veramente farci qualcosa, potendo essere gentile con loro, chiedendo per piacere essi ubbidiscono, urlando loro scappano, perchè di urla ne hanno abbastanza, e allora è tremendo chiedere per piacere ad un bambino, chinare la testa, e vedere che egli ascolta ed è felice col sorriso di traverso di quello che deve assolutamente fare la pipì da trenta minuti, e gli chiedi per piacere prendi su le tue carte e cartacce dai sedili della macchina e li butti nel bidone, e matteo dice si, e matteo non dice mai si. matteo tende ad ordinare, fai questo fai quello, portami dimmi, mangia, scoreggia, e cosi, e io mi limito a non compiere cio che ordina, ma solo cio che chiede, e a volte mi accorgo di uscire dai miei occhi, e tornare in una di quelle prospettive alternative che sono proprie delle vacanze o del blog della seppia. ci siamo si che ci siamo, possiamo ormai partire anche se ieri sera la voce che usciva assieme alle corde della chitarra non era diciamo quella che mi sarebbe piaciuto sentire o forse si, e starnutisco perchè ho preferito forse prendere l'acqua io piuttosto che i miei cugini, per quanto ho potuto, perchè corrono forte quei ... omissis, posso andare avanti lo stesso. comunque, è il bisogno di fare ste cose, e i soldi che sono arrivati e adesso nobbèllo adesso non ci sono scuse adesso il lavoro devi farlo, e ci sono queste cose che vorrebbero partire e non partono e fuori piove e oh baby I miss you, I miss you so much baby... yeah ... uno adesso che ha la musica, diciamo adesso che ne ha ritrovato un pezzo, potrebbe e dico potrebbe sopravvivere nonostante questa bella musica, vedrai, si perderà quando rileggerai le parole al silenzio, eppure, forse no, forse resta nel ritmo, nei segreti. forse mi farebbe bene dormire? ancora? no dai, no non dormire ancora, e allora, dove appoggiare la testa, la testa, la testa, la testa la testa, la pesta la mesta la testa la cesta, la festa, la mesta la cesta, la pretesta, la inchiesta. oggi sono una musica che non vuole andare a letto. la notte quando sono da solo non voglio mai andare a letto. sto sveglio, e pretesto. calpesto, sto ore a parlare al telefono, sto ad accarezzare il gatto dino, sto seduto sul divano o a fare la biancheria, sto davanti al computer a fare i videogiochi con gli jedi che si menano, sto seduto sulla scrivania, ballo il roghenroll da solo, e sarebbe si meglio in coppia, ma guarda un po i misteri del cosmo. ecco vorrei trovare un bel gioco da fare coi bambini, uno di quelli che ti ricordi quando poi diventi grande, e i giochi da far fare ai bambini sono la tua unica arma di difesa, sono tutto ciò che puoi essere per loro, un bel ricordo o un adulto noioso, con la merda in bocca e nei polmoni, che ne ha mangiato troppo e male di questo mondo, che avrebbe tanta voglia di scappare da li, perchè i bambini fanno troppo bene da specchio, perchè vorrei essere io un bello specchio e dire al mondo guarda mondo che cosi e colà non va, e ti basta fare cosà e trak, il mondo impara come un bambino a cui sai chiedere per piacere, e via, tutti felici e contenti a fare tanti bei giochi creativi coi lego, con le mani sporche di marmellata, e com'è buona la marmellata quando hai fame e come diventi noioso quando la marmellata puoi averla sempre e come diventi insopportabile quando c'è qualcuno che ti rompe sempre le palle, e mangia la marmellatina, e dai mangia che poi cresci, o vuoi rimanere sempre piccolo? volevo cercare su internet che ormai è una specie di cugino maggiore la domanda che mi ha fatto matteo oggi, perchè il simbolo della croce rossa è una croce, e io non lo sapevo e non ho saputo dirglielo, in effetti non me lo ero mai chiesto, si mi ero chiesto il perchè di quello delle farmacie col biscione e il mezzuomo in bocca, tipo quello vecchio di canale cinque, avevo pensato derivasse da qualche mito e mi ero accontentato, e adesso guarda un po, mi chiedono un perchè e io tutto quello che so dire è ... occhio che ti bagni, attento alle macchine, non lo so, e si non c'è niente di male a dire non lo so, soprattutto per te che leggi e io gia un po ti odio perchè sento che mi leggi con quel fare superiore di chi sapreppe esattamente cosa fare e cosa dire, il fare bastardo di chi capisce e che ogni tanto ho anche io, e invece caro lettore non sai un cazzo, io non so un cazzo, e nella fattispecie del mio pensiero penso che abbiamo ben poco da dare a questi bambini che crescono in questo mondo. si va bene non siamo distruttivi, teniamoci qualcosa di bello da parte, perchè in effetti i bei pensieri di oggi sono il sole dei nostri figli domani, eppure. eppure vorrei io essere salvato, e dovrei stare con un bambino che mi fa da specchio e mi parla del suo amico che parla strano che non si capisce cosa dice e ha un fratello piu piccolo questo suo amico che parla come un bambino di due anni e fa la terza elementare invece. èh. e io che ne so, di lui di suo fratello e di come si parla in terza elementare, mi sono dimenticato tante cose, eppure non sono ancora nessuno, eppure quel pizzetto allo specchio sembra ancora cosi stonato, eppure ho ventitrè anni, e questa è bella mi dice matteo, ma come ventitrè se ne avevi ventuno ieri, èh dico, che storia èh il tempo che passa, e la tua ragazza mi dice? ne ha ventisette? no dico io, ne ha ventinove e quest'anno trenta, e lui mi dice ma lei è troppo grande per te! ha sette anni in piu di te, dovresti averne tu sette piu di lei, e io gli dico matteo, vorrei dirgli matteo in effetti fatti i cazzi tuoi, ma ho ascoltato cosa aveva da dire, e poi ho detto, èh, eppure va così, lei ne ha piu di me, e va bene così, non stiamo a ravanare. allora lui in un certo senso ha capito, sai il miracolo della comprensione a posteriori, quella che per il momento stai zitto, e poi dopo vent'anni capisci. ecco, è successo questo che è stato zitto, e io ho pensato a che bella quella volta che con la mia donna dell'amore e con quei due ragazzini lì siamo andati al rettilario o quel posto anzi dove stavano gli animali esotici, era solo l'anno scorso ma è un ricordo cosi bello che scatta la nostalgia, al volo, e matteo mentre io ero preso anzi rapito dal bellissimo ricordo, e comunque riuscivo anche contemporaneamente a guidare la mia macchina grigia e pesante perche stavamo andando a comprare le figurine per matteo e il bambolotto per nicolò e io ho pensato speriamo mi bastino i soldi, quanto costa questo bambolotto ? cinque euro e le figurine chiedo, quelle anche loro cinque, cazzo penso, alla faccia delle figurine, li mortacci di quei bastardi che insozzano le menti dei nostri bambini con bisogni indotti dai quali loro non si possono difendere e alla fine sono i soldi dei genitori o dei cugini che esistono solo per viziarli i nipotini, si perchè in effetti piu che cugino mi sentivo zio, comunque, basterebbe giocare coi tappi delle bottiglie? vi divertite lo stesso? io quando ero piccolo volevo si le figurine ma mi inventavo i giochi anche mi ricordo ho un ricordo orribile di io che gioco con un tappo e una cordina e avevo legato il tappo alla cordina e poi lo tiravo sù facendolo passare da sopra la maniglia di una porta, e il gioco era tutto li, e in effetti ero piu soddisfatto giocando col megascorpione che mi aveva regalato mio babbo. quando vi sposate? come quando ci sposiamo, chiedo a matteo che non ero in imbarazzo, ero tranquillo, non era mica la prima volta che me lo chiedeva, non lo so, rispondo, come non lo sai? posso venire a farti il paggetto? e cos'è un paggetto chiede nicolò, è quello che porta le fedi risponde matteo, Si, gli dico ti faccio un fischio appena so la data, ok? si va bene, e nico dice anche io voglio fare il paggetto! e matteo non puoi nico, è uno solo il paggetto e sono due solo se uno è parente di uno e l'altro parente dell'altra, e allora nico dice io faccio il parente di Simone e tu fai il parente di Eloisa. èh... intanto la macchina andava, e si è parlato di figli anche, e di adozione, e del fatto che matteo se fosse sposato prenderebbe in adozione un figlio, e cosa ci fai con un bambino gli chiedo, e lui, lo uccido e ci faccio i sacrifici umani. Come ci fai i sacrifici umani? si, risponde, continuo la grande opera dei maestri di una volta, ma guarda matte che i sacrifici si facevano una volta, oggi non si fanno piu, sono fuori moda, me ne frega, mi dice, io riprendo dove avevano lasciato, siamo in due, c'è anche un mio amico di scuola. ah. beh. allora. oggi ho una nostalgia e un lancore che non mi so spiegare. e non c'è gioco degli jedi che tenga. cel'ho e vorrei solo motivarla e lasciarmela dietro come il ghiaccio. nico si è scottato un dito sulla lampada ad incandescenza dell'ufficio, un ditino di nico era tutto rosso, l'indice, sembrava fatto apposta, un gioco fantastico per un cugino piu grande, trovare il ghiaccio, impacchettarglielo, trovargli un bicchiere di plastica, e lui ce lo tiene su, poi alla pasticceria voleva mangiare la pizza nico e allora ho buttato il bicchiere col giaccio e a lui dopo tre secondi ha cominciato ancora a fare male il dito, un male insopportabile, allora ho chiesto al vecchietto della pasticceria un po di ghiaccio e lui tremando mel'ha messo in un sacchetto di carta e mentre io lo davo a nico la barista mi guardava con gli occhi dolci, sai quelli dei film dove le tipe vedono i tipi che si destreggiano coi bambini e sentono quella tenerezza sessuale tipica dei film, io me la sono immaginata cosi, aveva le lentiggini, comunque io, uomo integerrimo e alla rincorsa di nico che scappava sotto la pioggia senza neanche la cuffia ho pensato "fottizio" e ho uscito la porta e i miei cugini. esiste cosi poco su questo pianeta, cosi poco da raccogliere e cosi poco con cui giocare. e cosa gli dico se mi chiedono delle guerre? cosa cazzo gli racconto? e se mi chiedono qualcosa di piu grosso la prossima volta, qualcosa che non stia nel mio portafoglio? gli dico di no, semplice, gli dico ragazzi costa troppo, non ci sta nel mio portafoglio. daltronde cosa fai, crei un mondo strereotipatamente perfetto tipo asilo meraviglioso e ce li tieni dentro lontani dalla cacca del mondo? no, si perderebbero le cose migliori le cose migliori che trovi scavando nei mucchi di cacca come in quella scena di jurassic park, quelle si che sono le cose belle della vita, che poesia èh? in mezzo la cacca. anzi, la musica, vai in belgio con una scusa e gli compri dei bellissimi cidi ad un prezzo ridicolo (qui da incollare volendo l'altro flusso sui peccati e sul viaggio). comunque. la cosa che ho imparato del blues è che senti di preciso che quella persona che canta, per esempio skip james, sta soffrendo molto, o ha sofferto molto eppure la sua musica continua, senti di preciso la sofferenza che non impedisce la vita, il continuo della musica, anzi forse le da colore. e allora queste sono cose che danno fiducia, penso, va avanti lo stesso la musica, e puoi ballare lo stesso anche se hai l'angoscia che non ti spieghi, anche se lo zio ha parkinson, anche se la nonna si lamenta, anche se la mamma si lamenta, anche se la mia donna è lontana, si speranza insomma. speranza è quella cosa impossibile di cui parlano tutte le religioni, eppure, parlano e fin che c'è vita. ci costruiamo di ovvietà e i bei giochi di una volta dove sono finiti? quelli in cui i bambini rischiavano la vita pur di prendere al volo la gerla, o si lanciavano sotto i trattori, o prima quando mio babbo andava nella stalla a tirare le palle del mulo e il mulo gli ha piantato una zoccolata in fronte a mio babbo, che poteva morire, e io non sarei nato. ah. adesso no, le figurine da cinque euro. dico si puo essere gia nostalgici a ventitre anni? e a cento? chissa come sarò a cento, saro bellissimo ne sono sicuro, finalmente avrò le rughe e le persone non mi romperanno piu i coglioni con quella storia che non dimostro la mia età, tutti mi diranno porcodiaz, simo, sei vecchio che fai cagare, e io godrò e mi renderò ridicolo, finalmente senza scalpore, cagherò per strada, e la tirerò in faccia ai governi, tutte quelle cose che i giovani hanno smesso di fare, e che a volte invece fanno ancora e allora guardi per strada, o guardi quella falsa televisione e pensi ma vedi che i giovani esistono ancora non sono tutti solo tossicodipendenti della rai, per programmi giustificati essere per bambini, e invece no, ve la dico io la verità, quelli la che si truccano sono dei feticisti del trucco, godono a mettersi le orecchione e a sporcarsi le mani e la voce con parole piene di diminutivi e termini sdolcinatamente imbarazzanti. feticisti. una foto fetish costa sui 60 centesimi, lo ho scoperto ieri su internet, cioè su mio zio internet, zerosesanta per foto fatte in studio, set, attori, fotografi, truccatori, storyboard, fari, matite, catene, latex, un lavoro insomma, zerosesanta, come benetton zerododici, stessa roba, lavoro, lavoro, lavoro, solo che la lavorano con tutto il corpo, ma proprio tutto, e ieri sera mentre guardavo un sito in lavorazione della orchid design che si chiama porno bat, e il cui logo è un pipistrello col cazzo fosforescente che vola nella notte, pensavo vedi che il porno è la liberazione della nostra epoca fatta di idee che non possono andare troppo oltre, siamo fatti di lavori di metodi e di costumi che devono essere limitati, castrati per non far male a chi poi non si sa, a clienti ? al pubblico? limitiamo le nostre idee, noi uebdesigner per non fare male, e invece loro si possono permettere di fare pipistreli col cazzo e venderli anche. misteri della nostra epoca, tuttosommato, c'erano faraoni che per fare misteri nelle piramidi ci hanno studiano anni su anni, e noi i misteri ormai ci vengono naturali, non abbiamo bisogno di pagare architetti, scriba e tangenti all'impero. o forse si. ci avete fatto caso che tutti si comprano casa in questo periodo? tutti cercano stabilità e a me sta venendo voglia di avere un figlio. un figlio? ma sei completamente rincoglionito diranno i miei amici bambini, e non lo so se lo sono, so che fisiologicamente potrei, e culturalmente qualche anno fa sarebbe stato normale, oggi no, oggi fino ai trenta puoi stare a casa cosi tuoi a far finta di essere ancora tu stesso un figlio, io pero mentre andavo in bagno pensavo che non ho propriamente un lavoro, e neanche un'indipendenza ostentata, e neanche ho dei giochi da insegnare ai bambini, e non ho la sicurrezza di dire di no quando serve, almeno non sempre sempre, poi mi manca una casa mia, forse servirebbe, dico forse. ma una volta quando si abitava tutti in campagna e si lavorava la terra nessuno aveva una casa sua, eppure tutti si spaccavano il culo sulla terra, e avevano figli e facevano fatica a trovargli da mangiare, figurarsi i giochi, quelli li facevano di legno e spazzatura o barattoli, giocattoli che adesso sono nei musei, e adesso invece la nostra economia gira sui giocattoli per i bambini e sui dong per i grandi, economia. ste parole. solo parole. ci pensate mai alla religione voi? beh io e il mio amico alle ci pensiamo molto spesso, vuoi perchè non diciamo di noi a quei poveri cristi dei testimoni che in effetti hanno solo tanta voglia di parlare con qualcuno, anzi a qualcuno visto che le parole altrui non sono da loro tanto ben viste. comunque lo zio internet è una specie di confessore in miniatura, in cui tu parli dei tuoi peccati e il mondo in qualche modo fa finta ti perdonarti, i peccati sono quelle cose che fanno stare male e che noi le ormai conosciamo, e sappiamo che non dovremmo rifarle perchè all'inizio godi leggero e poi pero soffri peso, eppure le fai le lo stesso e anche io ieri ero tentato di incollare qui, sullo zio internet la mia confessione degli ultimi peccati, e poi pero alla fine ho deciso di non metterle adesso, perchè prima voglio disinfestarmi bene, tenermi lontano dai peccati per un periodo ragionevole di tempo, passato il quale poter confessare sarà giusto un vezzo, intanto sta tutto scritto li da qualche parte trai bit del disco del portatile, come in un cassetto remoto, confessati, in via di purificazione, insomma ragazzi non confessate proprio tutto, fate come me, fidatevi del vostro destino che vuole a tutti i costi stare bene con se stesso e col mondo che i peccati li ha permessi e ascoltati e non si sogna di punirli, almeno speriamo. ecco fatto sono a posto, lascio quelle cose da dire nel cassetto del computer, non le metto qui e per piacere mondo intero fidati di me, che io ho tanto bisogno che qualcuno si fidi di me. in un certo senso. comunque. uno si svuota di tutte le parole, e poi puo finalmente ascoltare la musica, in pace.



a térra con stile

il teatro in scatola
in comode lezioni tascabili: seconda uscita lire mille


strega: Specchio sono sconcertata
specchio: perchè mia Regina?

strega: attraverso te, per la prima volta nella mia vita, mi vedo brutta.
specchio: io sono uno specchio mia Regina, rifletto solo.

strega: lo so, e mi chiedo se sono veramente così brutta, o se mi ci vedo.
specchio: ti fidi di ciò che vedi in me?

strega: si, mi sono fidata per tutti questi anni.
specchio: gli occhi delle persone a volte ci fanno specchiare.

strega: ...
specchio: ma fuori da quegli occhi, e dietro, ci sono persone: universi!

strega: specchio sono brutta?
specchio: per quanto mi riguarda sei bellissima, e lo sei stata anche tutti questi anni.

strega: ma sono una strega! bella io?
specchio: beh... si. ti ho sempre seguita, in ogni tua catapecchia, casa e palazzo.

strega: mi hai seguita perchè io ti ho portato con me.
specchio: ne sei cosi sicura? sono magico dopotutto.

strega: potresti aver ragione, ma io voglio uno specchio che mi rifletta con amore?
specchio: cos'è l'amore se non la sincerità?

strega: e perchè allora io mi vedo brutta in te?
specchio: forse è ora che ti fai un paio di occhiali nuovi mia Regina.

strega: cosa vuoi dire?
specchio: è ormai mezz'ora che parli rivolta allo scudo dell'armatura.

 

 

Simone Righini - 23 marzo 2004 - links