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marzo 2003
un gran bel mese.
aprile 2003
cambiamenti e difficili conferme


30, venerdì, maggio 2003
matrix reloaded quando sembrava dovesse andare tutto a puttane, solita puerile disorganizzazione, ma ti sei divertita èh...

con questa canzone in testa da giorni.


29 maggio, stile

programmi che non riusciamo, vogliamo, rispettare.
t'incazzi, e io tremo. che non so che fare, e il mio corpo si allarga e si stringe elastico senza confini, mentre la pelle vibra, suona.

stasera altro programma, da rispettare, che vorrei semplicemente riuscire a vivere assieme, qualsiasi cosa diventi, il nostro programma.

coincidenze, Tabiano, ospite di persone importanti, sconosciute all'idea che ho di massa, massa di persone, importanti, che non si conoscono, che restano schiave di un vecchio sogno raggiunto.


28 maggio 2003
maledetti batteri della tristezza, con una leccata d'amore
vi scioglierò

sta finendo un altro mese, ora di pagare i bolli,
ora di consapevole libidine.

prendiamoci per mano.


26 maggio, pit stop
blood and destruction because of one man.
le foto in macchina, mentre parlavamo, del nostro primo quadro, le foto, dal balcone di casa. il tuo "fermiamoci un po" con le pizze unte in mano, con forlì e i piloni incandescenti, e "che bel tramonto". il gradino del marciapiede dove ci siamo seduti, e il primo bacio a forlì. parcheggiare qua, teatro di la, fermiamoci a far pipì. questo spettacolo, il lavoro di un anno di quaranta persone capito? capito cosa siamo finiti a vedere? oppure sdraiato sul sedile dietro, e tu sopra, ti peso? no, non mi pesi, e io, anche senza salsiccione e lambrusco, io sono felice così. anche mentre sembriamo due, marziano e astronauta, che parlano in lingue diverse, in posti strani, come le colline verdi, o gli asfalti delle autostrade, o le ghiaie delle campagne, attorno ai prati da pic-nic.

tu che esci dalla porta del bagno, sembri imbronciata, mi vedi sorridi.

o se ti stringo la mano sulla gamba mentre Pilato urla giù dalle scale, o Giuda fa tipo robo-dance, ma anni settanta.
quella che urlava, o hai visto Gesù che quando gli lasciano spazio la voce la tira fuori tutta?

quasi due ore di strada, in cui mi sembra d'essere solo a cantare the ripper o painkiller, o twisted, o nero vivo, o neon-knights, e invece metto la mano sul sedile e ci sei, tiepida, immobile, che ti preoccupi, o dormi di sasso, e "vuoi il cambio?" "no, siamo arrivati" "meno male".

oppure "lo sapevo gia che era cosi, per questo non volevo..."
"palle, non ti fregava di venire",

ed essere ancora qui, vicina.

22 maggio, sogni
tonight, tonight
sii sincero, ce la puoi fare.
un sogno strano ma bello, a svegliarmi, di fianco a te. te che non hai nome. te che ti ho anche sognata, e poi eri li vicina, tiepida, col naso all'insù, e anche se mi sono svegliato col gatto in bocca, dovevo sorridere, un po. sono obbligato a sorridere. è dura trovare qualche tristezza adesso, che anche con la luce chiara della coscienza, sembra un sogno, in bici per il parco, nuotare più che pedalare fra la gente alla luce sdraiata sull'erba a torso nudo, o su un fianco a leggere il giornale coi baffi e il cappellino da pescatore mi vede che lo guardo mentre passo, mi segue con lo sguardo, un colpo di vento e gli vola via il giornale e non sa se continuare seguendo il mio sguardo o il suo giornale, che vola via. allora chiamo chi spero di aver vicino, chiamo te, chiamo i due andrea, non so perchè. ma telefono. poi vorrei chiamare alberto, per dirgli quanto finalmente va, va, va come sono bravo, va!
più che ricordarti, ho pezzi concreti di sogno, del tuo corpo, nel sogno.

il progetto ricordi, Uno, è in sospeso, aspetta un altro lunedì. il mio bisogno di trovare destinazione è in sospeso, c'è come la sensazione che qualcosa si trovi sempre, che non sia poi cosi importante avere un'etichetta in questo mondo, cioè hai quella di uomo, è gia abbastanza difficile da sopportare in una riunione, dall'altra parte uomini come te con un titolo a fare la differenza. forse serve, a qualcuno. forse siamo giusti a farci diversi sulla carta, per quella speranza di tenere gli occhi aperti ancora per molto, per smettere di delirare senza etichetta. facciamolo con.

spero tu ti sia perso. tu che ti senti a disagio su questa pagina, che è pubblica, comunque. è ricavata gratuitamente, sembra privata, sembra non riguardare te che leggi, ma è il tuo tempo che passa e non torna, su queste parole.

per quella signora troppo sensibile per aprire ancora le orecchie, per quella signora convinta di poter essere utile al mondo solo con gli idealismi, con quella signora che parla per paura del silenzio, e con quella signora che non s'accorge di non accettar il prossimo, quella signora che ricopre col suo intero culo un'intera sedia, più e più volte durante il giorno, e per quelli che hanno trasportato, imballato, tagliato, incollato, incastrato, limato, segato quella sedia. per quelli che hanno tagliato quella pianta, che con quel tronco hanno fatto quella sedia. per tutti quelli che come me mai nella loro giornata ringraziano per la vita che scorre tranquilla in un mondo pieno d'acqua, come un'altro. per quelli che vedevano l'acqua, non l'aria, al parco ducale, oggi a Parma.

impietoso, la gente è impietosa, io impietoso. lo spazio per parlare c'è, lo spazio per ascoltare, va creato.

17.28
poche ore dopo, dimenticato tutto, ripiomba nell'oblio delle tristezze infinite, una manciata di sassolini rossi in mano, da lasciar cadere uno per volta, per trovare la strada al buio.
dai simo, dai simo.

17.33
pochi minuti dopo, si scatena l'ilarità in ufficio parlando di frittata di bukkake, una cosa che immagino mi farà ridere anche a quarant'anni. intanto dimentico quello appena scritto.
c'è qualcosa che non va, o va tutto esattamente?
rimettiamo le nostre anime al signore.
dopo questa il maestro non perdonerà, su vari livelli.


21 maggio
quanto mi spavento,
ma forse ci siamo

seduta davanti alla porta,
"ti aspetto qui, torna tardi"


19 maggio. P.A. parma
mica tutti si possono permettere un plum cake il mattino alle 10.10 del lunedì, in provincia, con una mela e il mal di collo. o mica tutti si possono permettere di non sapere cosa rispondere a quella email di mia sorella. forse giusto io e mauro.
sicuramente nessuno oltre me si puo permettere un continuo incessante susseguirsi di week end, uno più diverso e bello dall'altro, ne servirebbe un altro solo per ricordarli tutti. e sono solo cinque mesi, amore mio.
le cose cambiano assieme a noi, e a noi sembra d'essere tanto cambiati, sembra sia passato tanto tempo, e ci sembra quasi di aver superato qualche paura, o che ci si possa fidare un pochino di più io di te e tu di me.
e invece siamo ancora a pregarci al telefono, neanche dieci ore che sono partito. o tu che ti accorgi due secondi in ritardo che è meglio venire via con me, che restare li con te.
ognuno resta quello che è con le sue paure e i suoi mostri.
e perchè a me sembra sia cambiato tanto? perchè stamattina non ho mal di testa? allora vedi che qualcosa... qualcosa...

il discorso sugli spazi e sulla confidenza dovrei farmelo allo specchio. A sorpresa non ho più voglia di parole.

forse disse asimov, Uno dovrebbe essere perfetto, sempre disponibile alle richieste, ai bisogni ai pianti e alle urla. Sono rare le volte in cui mi sento Uno

16 maggio, corso per obiettori
gli altri, lei

(15.53 - no)

15 maggio, bache e letti
il giardino di fronte a casa, appena prima della strada, prima delle colline. una dozzina di vasi di vernici al sole, una tela quadrata bianca, 50x50, due pennelli tondi.
Una chitarra fra le tue mani, e la tua voce.

adesso invece,
ho paura tanto forte come quel giorno, quand'è cominciato tutto.
e sarà come allora, sarà il mio cuore che non si trattiene, e comincia pazzo a nutrire una sconfinata quantità di speranza e fiducia. senza che mi possa permettere, sentire, questo conflitto.
so che è tutto a posto, ma sento la frenesia la tensione del poter alzare il telefono, e del non doverlo alzare. e il saper che è tutto a posto si schiaccia e s'infila sotto la porta, una lettera d'amore in una busta, consegnata ma non ancora letta.

intollerabile attesa, da attendere comunque.
fame cieca. e sputare nel deserto.
- i wish i knew how it would feel to be free

15.31 - ho fatto una cazzata?


14 maggio, lettera
più che nella speranza, credo nella forza della disperazione. è questa che oggi mi aiuta. e mentre ieri sera piangevo per l'ennesima volta, stavolta contenuto, dopotutto ero di fronte a mia madre. si sospeso, come sono io adesso, in bilico con un piede per braccio, a metà dell'altalena di legno, deciso ad andare da una parte, a prendere il mio posto. e se tu, volessi venire a giocare con me, dall'altra, sarebbe bellissimo. sarebbe tornare indietro, mentre andiamo avanti assieme. mi ci vuole forza per credere, e oggi non ho questa forza, e continuo, con la testa alta, mentre non vedo quello che mi colpisce.
adesso è ora di cambiare rotta, un'altra volta,
ora di andare dove non so che ci sia, sempre stando fermo, sempre stando qui.


13 maggio
ostacoli che sembrano immensi.
e magari neanche esistono,
Quasi oso ancora sperare.

vorrei vederci forti come sappiamo essere


12 maggio, ronzio
persone.
ogni persona un mondo. facile.
facile, come prima parola pensata.

facile, perchè quando risolvi un problema, parti dalle cose che sai, quelle facili.
facile si accosta a persona.
e qui il baratro, improvviso.

ho un'autonomia di cose facili, di 15 secondi. dopo comincio a soffrire, il mondo è troppo grosso, e su internet mi disperdo, deconcentro, assuefo, anzi, assuefò.
faccio questa fine insomma, di adesso che sono davanti al monitor a scrivere che sono davanti al monitor, per mancanza di consistenza nelle cose (un link, forse il primo).

ok, divagazione, preso e strappato. (sempre servizio tecnico sono)
rientrando, noto il mio nome sulla porta.
come passando davanti ad uno specchio che non avevo visto.
se penso alla precisa azione che sto facendo. sto scrivendo, correggendo e intanto penso.
e tu magari stai leggendo.

sono pensieri semplici, "era di una semplicità disarmante" (cit: il compagno d'ufficio del richiedente, del mio intervento).
è facile rinconfigurare un monitor, per adesso.
per adesso ci riesco anche io, che ho solo fatto finta di studiare per qualche anno al tecnico.


11 maggio, webbit
"Sei scostante, la gente non capisce come ti comporti e ti teme" (o mi ignora, penso). Vivere così intensamente la propria vita, credere a tutte le cazzate che si dicono, si sentono dire. Come se lo scrivere un blog potesse proprio unirle, le persone sole, e quelle a pezzi.


9 maggio 2003, Parma
rifiuto, di svegliarmi, di lavorare, pensare positivo, il libro è pubblicato e adesso mi sembra sbagliata, l'idea di vedere quelle parole stampate, di fronte ad un pubblico vero. Qui è precario, semplice, li no, li non so come sia fatto.
il caldo è spento da questo peso in mezzo ai polmoni, l'idea di non fare abbastanza, di non fare il giusto, di non rispettare i patti. Riposare, come chiudendo gli occhi senza palpebre con gli occhiali da sole. il disegno di oggi guarda in alto guarda il sole, i suoi occhi sono fessure verticali, non ha naso, una bocca minuscola vagamente sorridente, e le orecchie grosse, la pelle giallastra. andre commenta "ha fatto la chemio?". pochi capelli, spelacchiati. sono onde di ricordi senza il tempo di depositarsi, questi giorni, sono assente, sfasato, mi sembra d'essere sempre sfavato. Ieri Luca guardava nel vuoto sfasato e sognante "vengo da un mondo, in cui un algoritmo puo essere giusto o sbagliato, voglio dire c'è il modo di fare un algoritmo giusto in assoluto, che non scazza, beh poi puoi dimenticarti qualcosa, ma comunque c'è il modo di farlo arrivare in fondo, ti darà errore. però puo essere o giusto o sbagliato, capito? ecco qui, è tutto il contrario. Voglio dire, si gode, (sorride) sto imparando, ma io non pensavo che la vita potesse essere cosi bella".


8 maggio
c'è l'onda di caldo africano, umido.
leggere su internet mi lega, da scappare, via.
a casa.

7 maggio
polso sinistro, dolore. Mano formicolante, ogni tanto quando m' accorgo d'averla. Intestino in ribollio, catarro che sempre scende in gola.
Cielo nero e ombra d'una palla di fieno,
no, è l'ombra del palo.
dici?

a che cosa pensi?
niente
ti vedo pensierosa, (la fronte con le pieghette)
no, niente.
sono stanco, molto.
riposati, vieni qui.

sai, non mi va di fare l'amore, fin che siamo cosi lontani

trovo in giro idee che pensavo di non aver mai detto a nessuno.
formulo tante ipotesi.

e quel suo sguardo, e questa giornata che sembra di attesa per il porto, tornando dalle vacanze, in traghetto, qualche ora prima di rivedere casa.
e così tante parole, un gran baccano, un gran rumore ma una sicurezza in mezzo.

(ore dopo)
luca:
boh c'è una specie di coltre di nubi che ricopre questo misero pianeta
ma
da qualche giorno siamo passati definitivamente dall'inverno all'estate



6 maggio
Eloisa

5 maggio

cubicoli, persone e potere inscatolati. insoddisfazione, stress, nausea. pensiero collegato al posto di lavoro, 20 ore al giorno. Devo sbrigarmi, sono in ritardo. E' tardi, domattina devo alzarmi presto.
Sopperire alla prigionia fisica con una fuga; emotiva, mentale.
una vaga porta sul mondo, internet, dietro al muro del monitor la realtà desiderata.

2 maggio

mangiato niente, mi serve un posto per versare i soldi. Preferirei sotto terra.
interessi più alti, da quando c'è la guerra.
le nostre piccole croste di guadagno netto percentuale, sulla vita di quei cristi.
io non voglio più guadagnare, tenetevi il mio due percento.





ogni cosa può essere importante
Simone Righini 1998 - 2003