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marzo 2003
un gran bel mese.
aprile 2003
cambiamenti e difficili conferme
maggio 2003
capire ostacoli e respirare
giugno 2003
attese


22 Svengo
è sinusite, è dolorosa.
Spacca il culo a grandi e piccini.
ma quello che è peggio è che prima ti stringevo
e adesso c'è ancora da aspettare.
un rapporto autoerotico con la mia laringe,
un feel tutto particolare di collo, seni nasali, e centro della fronte.
dove c'è il Punto G degli indu, dove adesso c'è una festa
e io sono rimasto fuori. pulsa e batte, maledetti coinquilini maranza.
adesso li sciolgo con una magia di ibuprofene.
conseguenze? Capitano, avremo conseguenze?
Si, Sonno, un gran sonno. Tempi morti a letto.
Letto di sudore.
e io che ero venuta per stare al fresco.
Solo per il fresco?
certo, solo esclusivamente per il fresco.
Parole per quel colore sinuoso e opaco
che si struscia tra le mie lenzuola.


21 luglio
casa e pace.
e quanto ci voleva,
eccheccazzo.


18 luglio, punizione divina
per quella volta che al concerto dei planet funk sono rimasto immobile mentre la folla tutta saltava, e lei mel'ha fatta pagare. e ieri grazie a quelli fermi attorno, ho potuto pagarla meglio.

che bello sarebbe essere ancora bambini, non crescere mai, godersi la vita al 100% dei suoi pianti o delle sue risa. Senza pensieri, piangere disperati, o ridere in paradiso.

credere ogni volta che sia finita, e ritrovarla col cuore in mano. Oppure non trovarla più. e piangere notti intere.
ma potermi fidare ciecamente, di quello che non capisco.


17 luglio, partenza imminente
lenti e inesorabili, i dinosauri,
verso la nostra evoluzione.

scegliere, stare o andare. lasciare o accogliere.
Viaggio come stile di vita, o esperienza occasionale.
Turista, per quanto responsabile o impiegato della propria vita, avventura, stereotipo.

Musica per hobby, musica per lavoro.
Arte per hobby, arte per lavoro.

Fuga dal quotidiano, accogliere il quotidiano.
Cercare altre porte, da aprire abbronzato, sporche maniglie da toccare, sozze di salsedine e sabbia tra i capelli, luce calda chiara da un buco, una finestrella; infradito sulle mattonelle luride, abbassare piano il costume, umido. tenere lontano il costume dal pavimento, sporco e vecchio e bagnato. Cagare, una piccola spinta per un fuoco automatico di libidine secretoria accelerata. Paura che entri qualcuno, porte semichiuse senza lucchetto. Fuori dalle tasche del costume arrotolate su loro stesse tirare un fazzoletto bianco, l'ultimo ancora piegato pulito. Pulire il culo, lievemente sporco. Non soddisfatto ripiegare il fazzoletto, dalla parte pulita sputacchiare una goccia di caffè e sigarette, giallo, umido. Pulire, col medio sollevato, stavolta più soddisfatto. Accorgersi di ogni singolo secondo della libertà del pulirsi il culo, in bilico, con una mano appoggiata al muro su una parte di muro non sporco. Accorgersi, e tornare a casa.
E ripetere la scena nello stesso cesso a giorni dispari, ancora sporco, con l'unico difetto dell'essere ancora quello, giorno dopo giorno, e l'illusione che tutto sia immobile, nel cambiamento. Che il cabiamento sia fuori, fuori mano, dove poter scappare da un giorno all'altro, dove non c'è futuro da stampare su a4, dove c'è l'aria fresca e gli alberi selvaggi, non i nostri magri. E domestici.

e allora trovare il tempo per pensare a perchè ho già scelto di rimanere, e lottare con questo quotidiano, e mai scappare.
Piuttosto vaffanculo, capire e soffrire. Vediamo cosa c'è ancora da spremere in questa gente che mi circonda.

Ancora cosa c'è oggi da regalare. a me, e a loro.
sul serio, giuro.


16 luglio, pazza catena
problema uno, vivere bene.
due, con la gente giusta,
tre ricreare la specie.
quattro: ampliare gli orizzonti

ah, cinque: buona musica.


15 luglio, filippo
- ahhh ahh, mi fa tutto male la testa
- Perchè?
- ahhh... ho fatto troppo internet
- Ma quando?
- aaahh ahhh ... adesso, tre ore stamattina.

e facciamo un gruppo, un gruppo sui rondoni.


14 luglio ciùf, ci si ripiglia.
allora diciamolo chiaro, urliamolo nella notte, questo Hotel non esiste.
quel biglietto sotto la porta non diceva "Ti amo".

queste luci che mi illuminano sono occhi di bue,
servono per illuminare gli attori, ma io non sono un attore.

questo buio che vedete alle mie spalle è il simbolo del mio buio interiore.
questo buco che vedete qui è il mio scroto.

là in fondo ci sono i cessi, portatevi la carta, non c'è.
faccio entrare uno per volta quelli che staranno sul palco questa sera,

nessuno di loro ha qualcosa da dire, ma voi, pubblico ormai non sapete più ascoltare:

sono Arsenio, Strelnik, e il Direttore.
in tutto
siamo quattro, perchè
con due giravolte il cervello già non sa più cosa è vero e cosa è falso.
con tre crede d'aver capito tutto
e con quattro s'arrende.

un bambino vestito strano, in mezzo al pubblico, batte le mani


11 luglio
- Capitano, le farà bene starsene sempre lì nell'angolo?
- tanto ormai che importa...
- Magari ci vada a quella festa, le farà bene, ragazze, birra, salatini...
- dici ?
- Prenda il sogno di stanotte per esempio, le ha fatto bene, no?
- si...
- E stamattina aveva la forza di andare avanti
- si
- Non si fermi adesso, testa alta, e via di corsa.
- marinaio, hai ragione.... è che mi sono venuti i ricordi...
- Tanti?
- si
- Così tanti, e colorati?
- ...
- Capisco. ci vada alla festa.
- ok
- ...
- ...
- Capitano...?
- si...
- E la smetta di fumare, per dio


10 luglio, alla fine
perdonami!
sono uno stronzo,
ma non vivo senza di te



10 luglio, 2 personalità
- capitano, adesso sono cazzi, siamo stati mollati.
- un'altra volta? per dio che avete fatto mentre non c'ero?
- niente, solo abbiamo dimenticato aperti i boccaporti dei sentimenti repressi, e siamo saliti a galla.
- a galla di quanto?
- siamo metà sulla terra ferma
- in che senso?
- ... ci siamo arenati.
- o cazzo...
- èh già...
- e adesso che si fà?
- signore... è lei il capitano...
- abbiamo l'ultimo messaggio?
- "prenditi le responsabilità, non chiamarmi più", le solite cose.
- pensavo questa durasse di più, invece è come tutte le altre.
- già, noi della ciurma speravamo tanto.
- ce ne sono altre in vista?
- macchè, le previsioni dicono periodo di bassa, in più abbiamo bisogno di serie riparazioni prima di essere ancora attivi.
- mesi?
- speriamo, il capo meccanico è svenuto quando ha visto i danni. è da ieri che non esce dalla sua cabina.
- marinaio...
- si capitano...
- quanto è lontana?
- 500km fisici, anni luce psicologici.
- capisco. è rimasta una sola cosa da fare. speravo di non arrivare mai a questo punto. ma ormai, tutto è perso.

dia l'allarme fucsia marinaio, tutti gli uomini nella cappella di bordo.
e chi non si concentra mentre prega, due giorni di rigore.
che dio ci ascolti.


10 luglio, scrivilo ancora Sam
ho fatto una serie di cazzate, e non so come tornare indietro,
nè come chiedere scusa.


9 luglio

ridi, e spera che passi.
ci si lamenta del mal di testa, dei pensieri fatti scuri dalla cottura del monitor. si lamenta dell' aver berlusconi ladro al potere. lamenta d'aver poco affetto. ancora mal di testa. no input veramente costruttivi. anzi essere impoveriti giorno dopo giorno. la gente intollerante, io che non la tollero, il bisogno d'aria fresca, e lavorare per campare nel sistema.

mentre contratta Paolo si lamenta, gli sembra non cambi niente. da sempre. solo un periodo, poi quando passa non noti più lo sporco negli angoli, voli reduce, hai obiettivi concreti da raggiungere e la gioia necessaria per aver tutto quello che serve. è un periodo sospeso.

e sembra tutto cosi indipendente dalla mia volontà, cosi lontano dalla mia crescita.


7 luglio 23.18
si ho tanto bisogno di piangere. non serve scrivere del casino che ho in testa, neanche confessare. è piangere che serve, per tamponare la ferita.
dovunque sia.
oppure dormo sperando che questo umido sotto i piedi se ne vada, con le zanzare, via.
oppure scrivo una storia, e vediamo cosa succede.


7 luglio 1.01

forse mangiare morigerato. o lei, Sonia dice scrivere di racconti, di narrativa magari, niente a che fare col pensiero ultraspinto. il pensiero spinto ci ero arrivato gia da solo non facesse per me, come il fuoco che scotta troppo, con la differenza che a me toccava essere continuamente accusato di pippomane mentale, quei chiodi piantati nel tuo tronco, quelle reti di metallo messe a recintare accanto alle tue radici, che ti fanno crescere evitandole, a volte inglobandole nella corteccia, come per magia cresce una pianta tanto storta quanto unica, obliqua, laterale.

noi siamo i motori del cambiamento.
quindi lei dice che da solo non ce la posso fare?
un uomo non è un'isola, un uomo sarà parte del continente allora.

vuoi che ti racconti una storia allora?
vuoi fare come se non esistesse nulla, e dal c'era una volta possa partire un nuovo piccolo universo.

è una specie di carpiato, questo blog di cui tanti hanno paura e che molti di più ignorano. non questo dico il blog in generale.
anche le mie continue richieste d'attenzione, le mie urla nel silenzio, che prima o poi si stancheranno d'uscire inascoltate, e andranno a riempire un'adatta saggia previsione. che il cielo la maledica, la previsione del tempo.


6 luglio, 3.33
ti ricordi quando non avevi problemi di layout, e a questa stessa ora quattro anni fa ti perdevi in questo stesso modo per il web, mandando queste stesse email dal sopracciglio destro alzato e il labbro aggrottato, ed era bello sentire l'aria fresca del mattino arrivare dalla finestra e potersi non preoccupare del domani, tanto c'era il monitor, la mattina sarebbe stata lunga ed informe, le lenzuola pelle del serpente da cambiare, il cazzo tranquillo soddisfatto tra le gambe, nessuna donna da sospirare.

ecco i ricordi assalgono, e io penso a chi parlerò.
faccio lo sguardo intelligente di fronte al portatile, per far bella figura.
faccio quello che sa esattamente dove andrà a finire.
e magari lo so anche, tu che ne sai.
cerco una sigaretta grama, apro la finestra e fumo.

c'era anche una bottiglia d'acqua per posacenere, e la voglia di pisciare insondante, senti che parola, spietata, la connessione ad aspettare segni di vita, e io che cerco con le idee l'accendino, mentre tiro tardi, tiro tiro.

la cosa divertente è che in questa stanza piu tardi o piu presto anche ci dormirò, e quella ancora piu divertente che la cenere che cade su questa tastiera non sarà cosi facile da togliere come dalla vecchia mitraglia.

non mi manca spirito d'avventura, neanche idee, neanche ammirazione e voglia di far meglio di quello che trovo.
e grazie al cielo che trovo.

si ma mi piace pisciare scomposto sentirmi un personaggio dei fumetti a cercare corrucciato spicciolare al suono della ventola.
tirare sciccare e lanciare i mozzico lontano a volte, sui piedi altre.
tirare e ricordarmi che sono vivo, lasciarmelo ricordare dalle persone che bacio con le parole e col corpo, dai crampi delle mie insondabili bugie, dai perplessi giri che la mia mente esplora esplorando.

i punti e gli acapo che riesco a guardare correre.
fare di una passione un mestiere per vivere.
vivere le cose e buttarne altre.
parlare di niente ed andare a letto con pezzi di carne ancora tra i denti,
della mia coscienza in fondo mai placa.

per dio che grande invenzione questo corpo umano, questa terra, e queste donne che mi aspettano a volte leggendomi a volte baciandomi, mentre io penso, penso a loro, penso a te.

sono un genio, rendiamocene conto, per una volta.
ti amo elo,
ti voglio bene, mamma, papà, silvia e amici vicini e lontani tutti.


5 luglio.
chiudo la finestra, chiudo la porta, mi masturbo, confesso.
penso furiosamente ripensando alle voci, a tutte le voci.
mi scompongo, non noto le rime, cerco perchè, gli spari sopra mi è piaciuta così tanto, al concerto ieri.

relax.
dance.
close your eyes.
breath.

again dance,
again breath.


3 luglio,
abituato a giugno, sorridente al nuovo mese.
lavorare da casa col feel dei tastini a membrana, l'enter più piccolo, niente numpad, lettere accentate da un'altra parte.
lavorare da casa con la sensazione che ci sia qualcosa che deve ancora uscire, svegliarmi e trovarmi stitico e stomacato, finalmente e definitivamente, un carpiato dai cinque metri in una piscina di crampi e notti convulse, con lo spettro della mia innamorata, che veglia sui miei rancori, sulle mutande a terra di fianco al letto, perse.

persi noi, mai detta l'ultima, sera del "vattene" troppo disperato per connettere, troppo disperato per fare la cosa sbagliata.
domani vasco e io ci penso come latente, sperando che santo vasco mi curi dai mali venati, pulsanti. senza membrana, lettere accentate da un'altra parte.

19.48 luce dal lucernaio.
"ma c'è un buco?"
"no, solo che il vetro non è distorto"
"sembrava un buco"

niente pampero che tenga Alle è perplesso, Mauro muto, Alex di corsa, Silvia non capisco, Mamma apprensiva, Papà assente, Elo ancora lontana, Musica presente.

spariti due divani da casa nostra.
(posso chiamarla casa? posso sentirmi a casa?)
che ci metto al posto del buco?
ti aspetto, decidiamo assieme.

Alle chiama appena in tempo fraterno, ho voglia di ringraziare,
non ci riesco.


1 luglio
sudo, godo, cago, sudo, godo, fumo, cago, sudo, bevo, godo, piango, sudo, chiedo, bevo, piscio, lavo denti, sudo, mangio, dormo, bacio, godo, aspetto, sudo, penso, spero, piscio, fumo, credo, godo, bacio, creo, pedalo, sudo, godo, spero, bacio.



queste parole cercano d'essere sincere
Simone Righini 1998 - 2003